Serie B 2001/02: Salernitana-Sampdoria 2-0

Nulla è mutato e tutto è cambiato in dodici mesi nell’ universo blucerchiato. L’ insostenibile leggerezza societaria si è accentuata pericolosamente, mentre sul piano tecnico ci sono un Sereni e un Vergassola in meno, ma Cagni, che interiormente non è entusiasta come un anno fa, prova ad affrontare l’ esordio a Salerno valorizzando le positività: «Sul piano tecnico abbiamo qualche certezza in più rispetto all’ inizio della scorsa stagione, quando eravamo ancora in fase sperimentale. Adesso ci conosciamo molto di più, la squadra è cambiata poco, i giocatori conoscono il modulo. Dobbiamo sfruttare questo vantaggio, anche se non posso certo pretendere dai miei giocatori il massimo alla prima giornata».

Il guaio di Cagni è che la Sampdoria è condannata a sopperire allo psicodramma societario attraverso buoni risultati da parte della squadra, che a sua volta non può viaggiare in eterno su una dimensione propria, impermeabile ai travagli che coinvolgono il club. E se arrivano punti da Salerno, la settimana che precederà l’esordio casalingo con il Cosenza sarà un po’ più serena e un po’ meno cupa.

Cagni lo sa e ne prende atto, cercando tuttavia di abbassare il tiro: «Le prime due o tre giornate sono condizionate pesantemente dagli episodi. Le squadre sono ancora in rodaggio, può accadere che il risultato non rispecchi l’ andamento della partita, come è accaduto ad esempio venerdì in Genoa-Napoli. Per questo, mi interessa soprattutto vedere da parte dei miei giocatori una risposta importante sul piano della concentrazione e dell’ intelligenza, perché i valori tecnici non ci mancano. E non possiamo certo andare all’ arma bianca, altrimenti rischiamo di farci male».

La querelle sulla vocazione offensivistica di Zeman e sulla presunta natura catenacciara di Cagni è ormai datata. Non si può dire che la Sampdoria di oggi sia meno spericolata di una Salernitana, schierata sì con il 433, ma con interpreti del modulo che possono annacquarne l’ ortodossia: «Zeman dice di fare il 433 e avrà ragione lui. In questo calcio non mancano gli incantatori di serpenti, ma io sono tutto fuorché un difensivista. Noi giochiamo con il 4213, se proprio vogliamo divertirci con i numeri. Flachi deve fare il centromediano metodista su D’Antoni, mentre Vasari e Possanzini possono diventare attaccanti aggiunti. Se Flachi capisce l’ importanza di questa sua posizione, può essere preziosissimo per la squadra e fare il definitivo salto di qualità, diventando un signor giocatore».

Si scalda il tecnico blucerchiato, che difende tutte le sue scelte, a partire dall’ utilizzo di Lombardo a fianco di Marcolin: «In quel ruolo è il più in forma di tutti. L’ importante è che gli attaccanti rientrino a dare una mano al centrocampo e alla difesa». Scelta di condizione, secondo Cagni, è anche quella di Manighetti per Sakic, che comincia il campionato dalla panchina, dove non si accomoderanno probabilmente Jovicic, Bonomi e Stendardo, che sono stati comunque convocati per Salerno.

Tra gli interrogativi di questo strano avvio di campionato c’ è anche la risposta di Casazza, finito in croce dopo Avellino e spronato da Cagni con modi spicci ancorché paterni: «Lui sa che il mio giudizio tiene conto di tutte le componenti e che gli errori li valuto con il giusto equilibrio. Ma se vuole fare il titolare, deve accettare di stare sotto esame e di giocare con le attenzioni addosso».

Ma Casazza non è l’ unica zona grigia di questa Sampdoria, il cui futuro resta assai nebuloso. Per il presente basterebbe un pomeriggio di buon calcio contro una Salernitana altrettanto indecifrabile, ma spinta da ventimila appassionati, attirati da Zeman.

LUIGI PASTORE [LA REPUBBLICA]

Salerno, 26 Agosto 2001 – Serie B, 1° giornata

Salernitana-Sampdoria 2-0

77′ Lombardo (a), 81′ Mascara

Salernitana (4-3-3): Soviero, Del Grosso, D’antoni, Olivi, Fusco, Vignaroli (43′ St Di Vicino), Tamburini, Tedesco (15’st Camorani), Bellotto (15′ St Mascara), Campedelli, Arcadio. (22 Botticelli, 17 Zoro, 20 Capezzuto, 26 Speranza). Allenatore: Zeman.

Sampdoria (4-4-2): Casazza, Manighetti, Traversa (46′ Pt Sakic), Grandoni, Lombardo (31′ St Jacopino), Marcolin, Flachi (20′ St Tricarico), Stendardo, Possanzini, Luiso, Vasari. (12 Fantini, 11 Esposito, 14 Conte, 19 Bernini). Allenatore: Cagni.

  • Arbitro: Racalbuto di Gallarate (Mi).
  • Angoli: 6-4.
  • Ammoniti: Olivi, D’antoni, Possanzini e Del Grosso per gioco falloso.
  • Spettatori: 14.500 circa.

Rinunciataria, remissiva, imbelle, sotto ritmo, la Sampdoria perde all’ esordio in campionato inevitabilmente, quasi per forza di inerzia. La squadra di Cagni disputa una prova velleitaria e infantile al tempo stesso, non tira mai in porta, si adagia su uno squallido 0-0, interrotto da un’ autorete di Lombardo, e una volta in svantaggio, si consegna definitivamente ad un avversario mediocre, il cui merito è esclusivamente morale, consistendo nell’aver interpretato la gara con una passione sconosciuta ai giocatori blucerchiati.

Evidentemente la figuraccia di Avellino non era un semplice incidente di percorso, come gli stessi giocatori avevano tentato di mandare in archivio, ma un preciso campanello d’ allarme circa il malessere di una squadra, le cui pessime prestazioni travalicano i pur oggettivi limiti tecnici. La crisi societaria si allunga inevitabilmente sul versante tecnico, come dimostra l’ atteggiamento in campo di questa Sampdoria, che sembra giocare esclusivamente per dovere contrattuale, ma non accende mai la partita, la subisce passivamente, quasi che non vedesse l’ ora di terminarla.

Né il caldo asfissiante può essere invocato come attenuante, perché la Salernitana, mediocre sotto il profilo tecnico e tutt’altro che straripante sul piano dinamico, riesce comunque ad interpretare il match con quell’ entusiasmo che si richiede ad una prima giornata di campionato. Cagni sottolinea proprio la mancanza di cuore dei suoi, ma l’ autocritica deve riguardare tutti, dal tecnico, che non ha saputo correggere in corsa l’ atteggiamento della squadra, ad una società presente fisicamente in tribuna con Mantovani, ma da troppo tempo indifendibile a livello strategico e colpevole di aver ancora abbassato la qualità dell’ organico.

Chi si aspettava i fuochi d’ artificio da parte di Zeman sarà rimasto deluso, perché la sua Salernitana, pur tentando di abbozzare schemi offensivi con i tagli dei due esterni (più Arcadio di Bellotto) e con gli inserimenti di Del Grosso e Tamburini, ha manifestato a lungo limiti tecnici evidenti. Ritmi lenti e approssimazione nel palleggio spiegano perché nel primo tempo sia accaduto poco o nulla, con Casazza impensierito solo nel finale di frazione in un paio di circostanze da Arcadio, prima (al 42′ ) fermato in dubbio fuorigioco su lancio di D’ Antoni, poi in pieno recupero vicino al gol con un rasoterra a fil di palo.

Uno spettacolo di basso profilo, nel quale in casa blucerchiata riesce a non sfigurare troppo il vecchio Lombardo, che in mezzo al campo emerge per lucidità e sapienza tattica e recupera più d’ un pallone, dando l’ esempio a compagni che sembrano essere in campo per atto di presenza. Una partita da 0-0 non poteva che essere sbloccata da episodi e l’ autorete di Lombardo, che devia involontariamente nella propria porta una punizione da sinistra di Vignaroli, premia giustamente la voglia di vincere di Zeman, che prova a cambiare qualcosa, vivacizzando la sua squadra con l’ innesto di Mascara, già venduto al Palermo.

La sostituzione di Flachi, peraltro deludente e visibilmente innervosito dalla scelta del tecnico, è inspiegabile, vista l’ impalpabilità dei due esterni, almeno uno dei quali avrebbe meritato di essere richiamato in panchina. Schierata con un improvvisato 433, con Tricarico in mezzo al campo, la Sampdoria sublima la propria insostenibile leggerezza, smarrendosi definitivamente, sino a subire il raddoppio di Mascara e a rischiare addirittura il terzo gol.

Alla fine i tifosi della Salernitana irridono i blucerchiati, cantando «cosa siete venuti a fare qui?». Interrogativo più che mai legittimo. Vista la prestazione, a Salerno la Sampdoria avrebbe fatto meglio a non presentarsi. Sorride, Cagni, ma dentro dev’ essere deluso e furioso: «Negli spogliatoi ho parlato chiaro alla squadra, senza bisogno di alzare la voce. Se in questo lavoro non ci metti cuore e anima, puoi anche essere tecnicamente bravo, ma non vai da nessuna parte».

Preferirebbe non andare oltre questo giudizio tranchant, il tecnico blucerchiato: «Inutile addentrarsi in considerazioni tattiche, quando tutta la squadra sbaglia l’ approccio alla prestazione», ma non può esimersi dal fornire diverse risposte. La squadra oltre che senz’ anima, appare giù di tono fisicamente, nel finale è crollata sotto il profilo psicologico e sul versante atletico. In trasferta la sua Sampdoria non vince dallo scorso gennaio e questo non può essere un caso.

E poi rischia di scoppiare un caso-Flachi, con il fantasista che non ha gradito la sostituzione e ha lasciato lo stadio furibondo, anche per essere stato impiegato, a suo dire, fuori ruolo, in posizione di centrocampista sul mediano avversario D’ Antoni. Dura, peraltro, sul tema, la replica di Cagni: «Invece che arrabbiarsi per la sostituzione, Flachi avrebbe dovuto pensarci prima. Avrebbe dovuto giocare come sa e fare ciò che gli era stato chiesto, cosa che non è avvenuta».

Non commenta la disastrosa prestazione di Vasari e Possanzini: «Lo ripeto, mi riesce difficile dare giudizi sui singoli, di fronte ad una prova in cui mancano valori per me basilari. Io so che i miei giocatori hanno cuore e anima, lo hanno dimostrato tante volte in passato, ma devono tirare fuori nuovamente queste qualità, altrimenti, giocando come contro la Salernitana, finiamo per perdere tutte le partite. Ho visto una Sampdoria svuotata, alla quale mancava qualcosa dentro, dalla panchina per me era un dramma vedere che la squadra non combinava nulla, mentre la Salernitana ha dato tutto, pur sbagliando certe cose a livello tecnico».

Sulla situazione societaria è categorico: «Non voglio che questo venga considerata un alibi. Abbiamo già fatto un campionato con la società in vendita, non accetto certe considerazioni. Se abbiamo sbagliato partita, è solo colpa nostra. E l’ unica mia consolazione è che i nostri problemi non sono di carattere tecnico, perché continuo a pensare che sotto quel profilo il nostro sia un organico buono. Dobbiamo ritrovare cuore e anima e sono convinto che ci riusciremo».

Chiude con un sussulto di ottimismo, non si sa quanto convinto, Cagni. Domenica a Marassi con il Cosenza sarà già vietato sbagliare. Chissà quali pensieri si saranno succeduti nella testa di Enrico Mantovani, che aveva scelto di assistere dal vivo al debutto della Sampdoria all’ “Arechi”. Il patron blucerchiato era arrivato nel ritiro della squadra per l’ ora di pranzo, dopo un viaggio aereo Genova-Milano-Napoli, cominciato alle 7 del mattino con il diesse Arnuzzo.

Ma la sua presenza in tribuna non sembra aver condizionato i giocatori, che semmai in questo momento sembrano lo specchio di una società in crisi. Cagni sostiene che i problemi societari non devono rappresentare un alibi e può avere ragione, ma era inevitabile che la profonda crisi estiva, con il rischio addirittura di una non iscrizione al campionato, si riflettesse sulla squadra. Un’ altra stagione di incertezza societaria non può essere sostenuta, e questo Mantovani, frequentando il mondo del calcio da otto anni, dovrebbe saperlo bene.

Fare mercato senza soldi, anzi con l’ obbligo di raccoglierli, oltre che determinare le cessioni di Sereni e Vergassola, ha prodotto arrivi come quello di Tricarico che, a giudicare da quanto non ha fatto vedere ieri, rischia di essere solo un’ unità in più in un organico già pletorico. Solo una svolta che faccia intravedere un futuro per la Samp a livello societario, può invertire una corsa al ribasso che può essere molto pericolosa e andare al di là dei limiti tecnici di una squadra, comunque più forte di quanto abbia dimostrato ieri.

LUIGI PASTORE [LA REPUBBLICA]

Abbiamo fatto un bel precampionato amichevole e battuto netto il Cittadella, poi secche sconfitte ad Avellino e Salerno…il solito mal di trasferta della gestione Cagni? Non so…di certo vedo la Samp come la più forte squadra di Serie B, non ho dubbi. In porta Casazza che salì in A con il Verona, anche se non gioca da un pò da buone garanzie. Difesa con Conte e Grandoni, validi anche in serie A.

Settori un po dolenti, le fasce difensive (Sakic o Polonia e Traversa o Manighetti) ed il centrocampo che perso Vergassola (venduto bene), ha Marcolin (lento ma esperto) cui andrebbe affiancato un giocatore che corra tanto e recuperi molti palloni. Appare inappropriato quindi in quel ruolo Lombardo. In panchina scalpitano gli ex Torino, Tricarico e Jurcic le cui qualità rimangono per ora oscure.

Il potenziale offensivo è enorme rispetto alla concorrenza. Tantissime soluzioni, la più gettonata appare Vasari e Possanzini sulle fasce e Flachi a sostegno di Luiso. In panchina scalpitano poi Esposito e Jovicic, pronti a dare contributi importanti. Non convince il modulo di gioco, ma Cagni sa che non può più sbagliare. Eventuali false partenze gli costeranno di certo la panchina. Il tempo degli esperimenti è terminato e la piazza non attende.

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Partita successiva:

Monza-Sampdoria 1-2

Partita precedente:

Avellino-Sampdoria 3-0

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