Serie A 1960/61: Sampdoria-Inter 4-2

Genova, 2 aprile 1961 – Serie A, 26°giornata
Sampdoria-Inter 4-2
14′ Brighenti (assist Skoglund), 37′ Corso, 53′ Brighenti (assist Toschi), 76′ Zaglio, 86′ Brighenti, 89′ Brighenti

SAMPDORIA: Rosin, Vincenzi, Marocchi, Bergamaschi, Bernasconi, Vicini, Toschi, Ocwirk, Brighenti, Skoglund, Cucchiaroni.

INTER: Buffon, Picchi, Gatti, Zaglio, Guarneri, Balleri, Bicicli, Lindskog, Firmani, Corso, Morbello.

  • Arbitro: De Marchi.
  • Spettatori: 42.000 circa.

Nuova giornata dall’importanza capitale per il campionato italiano. L’Internazionale è andata a Genova, e vi ha perso il suo quarto incontro consecutivo. Lo ha perso giustamente, in modo che non lascia adito a recriminazioni né a discussioni. I neroazzurri hanno cominciato I perdendo, ed hanno terminato perdendo. Il lato vantaggioso del risultato non lo hanno visto mai: sono giunti due volte allo stato di parità, ed è tutto.

Essi possono d’altra parte ringraziare il loro portiere Buffon — quel che non doveva giocare per ferita — che ha. salvato il possibile e l’impossibile, il caso, vuole, al proposito, che il Buffon stesso sia stato battuto quattro volte da uno stesso avversario, quel Brighenti la cui presenza in squadra è stata incerta fino all’ultimo momento, perché fuori forma.

Diciamo subito che la partita è stata interessantissima. Essa è stata tirata dal primo all’ultimo minuto a grande velocità. Ciò, anche perché dall’insieme dell’incontro è emerso ancora una volta — in questa occasione più chiaramente che mai — che. la velocità è l’arma per eccellenza di cui è dotato l’undici milanese: verrebbe quasi da dire torsolo arma.” I suoi giocatori corrono: è la cosa che sanno fare meglio di tutte.

Per altre doti non emergono. Come vero gioco, nel senso tecnico del termine, la sua prima linea non né ha prodotto in tutti i novanta minuti della partita. Bicicli è puramente un velocista, Morbello fa del gran lavoro arrabattandosi per tutto il campo senza combinare né concludere, Firmani di idee chiare non ne ha messe in mostra, e Lindskog ha giocato ad un livello notevolmente più basso di quello raggiunto, per esempio, domenica scorsa contro il Milan.

A fornire sprazzi di valore tecnico è rimasto, qua e là, il solo Corso. Il quale ha segnato fra altro un punto di ottima fattura verso la fine del primo tempo. Un po’ poco, per un settore d’attacco che aveva la pretesa di tutto travolgere in campionato. Finché esso ha avuto, per un grado di forma eccezionale, la capacità di arrivare sempre primo sulla palla, ha dominato — quando è calato come ritmo, o quando ha trovato altri che sanno filare alla stessa velocità, allora è apparso il vuoto che sotto al grande impegno si celava.

E, da parte sua, la difesa, si ingarbuglia ora spesso e volentieri. Come già, domenica scorsa, essa ha commesso anche questa volta parecchi e svariati errori. La prova la si ha, quando si pensi che Guarneri, e Balleri, in due su un stesso uomo, non hanno saputo né potuto impedire a Brighenti di spedire quattro palloni in rete nello spazio di novanta minuti. L’Internazionale è una squadra che corre, non una squadra che faccia del gran gioco.

La Sampdoria ha conservato il titolo di imbattibilità del proprio campo. Ha contrapposto velocità a velocità, combattività a combattività. Qualche uomo suo aveva ragioni speciali per impegnarsi a fondo: vedasi fra tutti Skoglund, ex-interista lui stesso. Menomata nel corso del primo tempo per un duro colpo subito da Bergamaschi, la Sampdoria dovette retrocedere Ocwirk fra i mediani, ma sfoderò un impegno ed una volontà che bastarono per fermare nettamente i loro avversari.

Non gioco superlativo nemmeno da parte dei liguri, ma uno slancio tale da parte di ogni singolo elemento da legittimare l’asserzione che la vittoria da essi riportata sia pienamente meritata. Un pubblico di più di. quarantamila persone ha presenziato all’incontro. Che è stato vivace ed interessante quanto mai. Infrenato il primo tentativo degli ospiti di tutto travolgere a mezzo di pura irruenza, i liguri ai riversavano a loro volta all’attacco, ed il quarto d’ora di gioco era appena passato che già essi avevano segnato.

Skoglund filava via da solo sulla sinistra, e, prima- di giungere alla linea di fondo centrava alto e lungo. Laggiù, all’altezza del lontano montante, spuntava la testa di Brighenti e spediva in rete colla maggiore semplicità di questo mondo. Sbagli su sbagli, da una parte e dall’altra, a seguito di questo successo dei padroni di casa. Sbagliava Picchi, sbagliava Morbello con un tiro al volo, sbagliava Brighenti. E parava Buffon.

Finché, a pochi minuti dal riposo di metà tempo, Corso si faceva luce sulla sinistra, approfittava dell’uscita di Rosin, e depositava la palla in rete. Faceva uno a uno all’intervallo. Un pareggio che doveva durare poco. Al 9» minuto, dopo che Skoglund aveva mancato il bersaglio di poco, Toschi sfondava dall’ala destra, e centrava alto e lungo. Di nuovo si ergeva la testa di Brighenti, e nuovamente Buffon doveva raccogliere la palla in rete.

La Sampdoria aveva allora il suo miglior momento. L’Inter ne risultava come travolta. Tiri su tiri, e due grandi parate di Buffon. Superato il pericolosissimo periodo, i neroazzurri improvvisamente pareggiavano. Era Zaglio che, non intralciato da nessuno, si faceva avanti, prendeva la mira ed infilava di precisione l’angolo alto della rete ligure, sulla sinistra di Rosin.

Allora, attacchi su attacchi, da una parte e dall’altra, alla ricerca del successo definitivo, cogli spettatori tutti in piedi a urlare come dei forsennati. Pareva che l’incontro dovesse chiudersi con un risultato di parità, quando, a pochi minuti dal termine, compie a seguito di una duplice mazzata, giungeva la -decisione. Tutto Brighenti. Il quale al 42′ sgusciava via a tutti e deviava in rete da pochi paesi. Due minuti ancora, e Brighenti àncora si presenta solo davanti a Buffon.

Il portiere — come già Hiden contro Meazza in una partita Italia-Austria rimasta famosa — afferrava l’avversario per le gambe. Brighenti si divincolava, si rialzava, e con la punta del piede sospingeva la pana nella rete sguarnita. L’arbitro giustamente aveva applicato la regola del vantaggio e, non aveva interrotto l’azione per concedere il rigore. Sanzionava così il punto. L’Internazionale, avvitita;, e costernata, si arrendeva fra il tripudio del pubblico.

Vittorio Pozzo [LA STAMPA]


Classifica serie A – 26° giornata

 

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Partita successiva:

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Partita precedente:

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