Genova, 28 maggio 1995 – Serie A, 33° giornata
Sampdoria-Inter 2-2
5′ Festa, 25′ Vierchowod (assist Mihajlovic), 66′ Bellucci (assist Mihajlovic), 86′ Bianchi
SAMPDORIA: Zenga, Sacchetti, Serena, Invernizzi(Salsano dal 6′ del s.t.), Vierchowod, Mihajlovic, Lombardo, Jugovic, Platt, Mancini R., Bellucci C.(Evani dal 37′ del s.t.). (12 Nuciari, 15 Ferri II, 16 Maspero).
INTER: Pagluca, Bergomi, Orlando Angelo, Seno, Festa, Paganinn II(Dell’Anno dal 30′ del s.t.), Bianchi Alessandro, Jonk, Delvecchio, Bergkamp, Fontolan II(Orlandini P. dal 24′ del s.t.). (12 Mondini, 15 Conte M., 16 Zanchetta).
- Arbitro: Pairetto di Nichelino.
- Ammoniti: Festa, Lombardo, Zenga, Orlando An.
- Espulsi: s.t.: 12′ Platt.
- Spettatori: paganti 5.877, incasso 192.935.000, abbonati 21.667, quota abbonati 461.143.159.
Una prodezza di Alessandro Bianchi, al suo primo gol stagionale in campionato, agguanta la Sampdoria e tiene l’Inter in piena corsa per l’Europa. Ai nerazzurri, che hanno raggiunto il Cagliari al sesto posto a quota 49, basterà battere il Padova domenica a San Siro, a patto che la Juventus blocchi almeno sul pari il Cagliari al Delle Alpi, per avere la certezza di qualificarsi in Coppa Uefa. Altrimenti, dipenderà dai risultati del Napoli, impegnato in casa con il Parma, della Fiorentina che riceverà il Milan, e della stessa Sampdoria a Bari.
Per la squadra di Eriksson fatali gli ultimi minuti. Fu già «off limits» il finale con l’Arsenal, che la mise fuori gioco in Coppa delle Coppe a un passo da Parigi, e ieri, a tre minuti dal termine, s’è vista sfuggire un successo importantissimo che sembrava ormai a portata di mano. Ora ci vorranno una serie di miracoli per rimediare al pareggio casalingo con l’Inter che compromette in larga parte le possibilità di centrare l’ultimo obiettivo di una stagione che ha riservato ben poche soddisfazioni alla tifoseria doriana.
Si è esaurito un grande ciclo targato Paolo Mantovani. Suo figlio Enrico deve fare i conti con una realtà tecnica ed economica ben diversa: sta sistemando il bilancio con la cessione di alcuni pezzi che hanno mercato, come Lombardo e Jugovic, e non può trattenere Gullit (ieri in tribuna per un mal di schiena) e Vierchowod, entrambi a fine contratto. Probabilmente se ne andrà anche Serena. Mantovani ricostruirà la squadra, con ambizioni più modeste rispetto al recente passato, attorno a capitan Mancini, l’ultimo superstite.
Addirittura corre voce che Mancini, tra un paio d’anni, sia destinato a diventare un importante azionista della società, insieme con Vialli. Entrambi dietro una scrivania. Prima, però, Mancini, insieme con Platt, cercherà di fare da «chioccia» ad una Sampdoria che verrà giocoforza svecchiata e largamente rinnovata in tutti i reparti. Ieri, Mancini non ha brillato, pur non lesinando l’impegno.
L’espulsione di Platt e l’arretramento di Lombardo a terzino gli hanno tolto le sue «spalle». Lui e Bellucci, comunque, hanno cercato di tenere impegnata la difesa interista. Soprattutto Bellucci che ha trovato il suo secondo gol in Serie A, quello della grande illusione. Un tocco di classe, quello di Bianchi, che ha riscattato un suo clamoroso errore a tu per tu con Zenga sull’1-1. Poteva essere un errore decisivo, come il rigore sprecato sul palo dall’irriconoscibile Bergkamp.
Un rigore provocato da un «mani» di Platt per respingere, sulla linea di porta, un tiro di Delvecchio, con conseguente espulsione dell’inglese. E la Sampdoria, in inferiorità numerica dal 12′ della ripresa, è riuscita addirittura ad andare in vantaggio con un’incornata di Bellucci, su azione susseguente a calcio d’angolo. Un gol simile a quelli di Festa e di Vierchowod. E, quando i blucerchiati pensavano di avere i tre punti in tasca, Bianchi, sul filo del fuori gioco, ha effettuato un raffinato palleggio in area scavalcando Zenga.
Cavallerescamente il portiere ha stretto la mano all’ex compagno. Un bel gesto che non cancella la rabbia dei sampdoriani e di Vierchowod che s’era battuto come un leone per congedarsi in bellezza dal suo pubblico dopo dodici anni. Lo «zar», commosso, ha lanciato la sua maglia alla curva Sud. Avrebbe voluto regalare l’Europa. E si era dannato l’anima per battere l’Inter.
Quando Festa ha trafitto Zenga, sbucando all’improvviso su corner di Jonk, Vierchowod è rimasto di sale. Ed ha restituito all’Inter ed a Festa un gol quasi identico, schiacciando imparabilmente di testa alle spalle di Pagliuca un calcio d’angolo tirato da Mihajlovic. Il gol ha coronato la bella prestazione di Vierchowod che sta per raggiungere Vialli alla Juventus, come Lombardo e, forse, Jugovic e Serena.
Con la Sampdoria in dieci, Vierchowod ha lavorato per due dimostrando di essere ancora in gamba nonostante i suoi trentasei anni. Ma non è bastato. Con tutti suoi limiti, l’Inter ha trovato un gol d’oro.
Bruno Bernardi [la stampa]
Il dopo partita
Che Moratti voglia regalare Baggio all’Inter non è una primizia. Tuttavia ieri a Marassi il presidente nerazzurro ha aggiunto qualcosa di importante sui suoi progetti futuri: ha capito che il Codino da solo non basterà a trasformare una squadra modesta in uno squadrone competitivo per lo scudetto. Sì a Baggio ma in un’Inter trasformata per assisterlo. Da venerdì, dopo un colloquio con Umberto Agnelli, Moratti è più ottimista.
Il presidente ha preso però piena coscienza dei limiti di questa Inter (Bergkamp docet: resterà?) che ha bisogno di essere potenziata in tutti i reparti per tornare ad alto livello. Baggio diventerebbe un investimento a fondo perduto senza una squadra competitiva attorno. E Moratti lo ha ammesso: «Sì, Baggio va adeguatamente supportato». Il che conferma quanto sia profondo il suo interesse per il giocatore.
Tutt’altri problemi ha la Samp, che si avvicina all’addio all’Europa e ha già dato un altro addio, più significativo, alla squadra dei sogni. Lo ha fatto Mantovani ieri mattina all’Expo, dove si è tenuto il meeting annuale dei tifosi blucerchiati. Lì, a fianco dell’Acquario, il giovane presidente ha parlato chiaro: «Lo scudetto è stato un miracolo, e un miracolo è un evento rarissimo. Bisogna godere delle sconfitte di Wembley e di Berna, perché negli ultimi dieci anni la Sampdoria è stata la squadra italiana che ha vinto di più dopo il Milan. Il futuro? Il mancato raggiungimento della qualificazione Uefa potrebbe comportare alcune modifiche alle strategie societarie. Per quanto riguarda tutte le voci di cessioni o di acquisti, non smentisco e non confermo. Risponderei così anche se mi chiedeste se cambierà squadra Mancini».
Parole chiare. La Samp del futuro si rinnoverà, ma soprattutto si ridimensionerà magari sen- za il suo capitano. Negli spogliatoi anche Eriksson ha adoperato la parola miracolo parlando di Europa. «Perché adesso per conquistarla ce ne vorrebbero due o tre di miracoli – ha detto. Un nostro successo a Bari dovrebbe essere accompagnato da tutta una serie di risultati favorevoli. Purtroppo questa, per noi, è stata una stagione tormentata».
Quella contro l’Inter è stata l’ultima partita a Marassi di Lombardo e Vierchowod con la maglia blucerchiata. E se «Popeye», acclamato da tutto lo stadio, non è riuscito a trattenere le lacrime, la gradinata Sud ha dedicato allo «zar» uno striscione: «Pietro, ti abbiamo avuto 12 anni e ti ameremo tutta la vita… nonostante il tuo carattere».
Il pareggio di Genova ha complicato le chances europee dell’Inter. Anche la gara di oggi non è sfuggita alla regola – ha detto Ottavio Bianchi -, i ragazzi fanno tanti sforzi e poi cadono sempre nei soliti errori. Oggi ho temuto di perdere, ma al di là dell’episodio del rigore fallito da Bergkamp raccogliamo veramente poco. E’ Un’annata così, speriamo che finisca presto. Siamo ancora in corsa per l’Uefa, anche se la volata finale non l’abbiamo impostata benissimo. E per fortuna oggi siamo riusciti a riacciuffare il risultato».
La partita di Genova verrà sicuramente ricordata da Alessandro Bianchi, ritornato al gol in campionato dopo tre anni di astinenza: «Ho fatto una finta per disorientare Sacchetti e poi ho mirato all’unico angolo libero che ho visto. E’ andata bene. Adesso dobbiamo battere il Padova e sperare. Chissà, potremmo arrivare allo spareggio». Più ottimista Pagliuca: «Se battiamo il Padova è fatta al 90 per cento».
Damiano Basso [LA STAMPA]
Le pagelle: ZENGA 6.5 SACCHETTI 5.5 SERENA 6 INVERNIZZI 6 (6’s.t. SALSANO 6) VIERCHOWOD 7.5 MIHAJLOVIC 6.5 LOMBARDO 6 JUGOVIC 6 PLATT 6 MANCINI 5.5 ELLUCCI 6.5 (37′ s.t. EVANI SV)
Classifica serie A – 33° giornata
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