Serie B 2000/01: Cittadella-Sampdoria 2-2

I logaritmi di Glerean, la battaglia navale di Cagni. Il 3-3-1-3 del tecnico veneziano, il 4-4-2 del suo collega sampdoriano, il quale, bontà sua, assicura che «con questo modulo si riesce a giocare contro qualsiasi schema, perché cambia solo il modo di muoversi in campo». Bei discorsi, ma quassù, sulla collina sopra Bogliasco, quartier generale blucerchiato, non sono proprio tutte rose e fiori, a dispetto dei proclami di Cagni, arcigno paladino delle proprie certezze.

Nel senso che, tanto per fare un esempio, la squadra è all’ asciutto da 303 minuti (l’ ultimo gol, firmato da Jovicic, porta la data del 20 settembre scorso), e da allora c’ è stata un’ involuzione di gioco e di risultati, frutto, si è detto, delle fatiche accumulate nei doppi impegni di campionato e coppa Italia. Un punto conquistato nelle ultime 3 partite e una posizione di classifica scesa dal 3° posto a un’ aurea mediocrità in appena un mese fanno il resto.

Ma non è tutto, perché, a proposito del serbo, proprio lui sembrava aver smarrito l’ antico vigore dopo il buon avvio di stagione e c’ è voluto il timore di finire in panchina (dove, invece, continuerà ad accomodarsi Dionigi), per rivederlo su livelli più elevati. Come se non bastasse, ieri mattina si è fermato Manighetti, vittima di un fastidio muscolare ereditato (si dice) dalla passata stagione, che può essere imputato ai campi pesanti degli ultimi giorni (a causa delle piogge intense la Sampdoria ha dovuto persino allenarsi sul vicino campo in terra battuta), oppure a un sovraccarico di lavoro che durante la sosta ha causato più di un intoppo di questo tipo.

Oggi, insomma, si annuncia l’ ennesima emergenza, e per fortuna c’ è Cagni, inguaribile ottimista: «E’ vero che Manighetti ha un problema, ma a me non mancano le alternative sulle fasce. La difficoltà, semmai, è far rendere al massimo alcuni giocatori». Anche la rosa, del resto, andrebbe ritoccata, ma per ora rimane tutto fermo a pochi giorni dalla fine del mercato. Racconta, il tecnico, che per la trasferta odierna sul campo del Cittadella deve ancora scegliere un esterno sinistro a centrocampo, un centravanti e, ora, pure un difensore sinistro.

“In questo momento non mi interessa chi gioca, ma come gioca. Voglio, cioè, gente motivata che possa rendere quasi al cento per cento, visto che il massimo lo raggiungeremo soltanto domenica prossima. Mi aspetto una squadra capace di trascinare il sottoscritto (qui ridacchia, e commenta: «Ragazzi, vi ho anche dato il titolo»), e in grado di mostrare tutta la sua umiltà, convinzione, carica agonistica. Devo recuperare certe emozioni”. E poi, ripete ancora Cagni, “ci sono ancora 32 partite, abbiamo tanto tempo a disposizione”.

Tutto vero, se non fosse che 12 ore prima le stesse parole e i medesimi concetti erano stati utilizzati da Delio Rossi negli spogliatoi di Siena, riguardo a un Pescara che non naviga proprio in acque tranquille. Ma Cagni sa benissimo che cosa chiedere a una squadra «che io rivoglio come ai tempi precedenti la trasferta di Ancona, e in questo senso il Cittadella si adatta benissimo a questo discorso». Poi, da bravo psicologo, va addirittura oltre: «Può succedere di tutto, a me non frega nulla, perché ho fiducia in questa squadra».

Già, ma il Cittadella è una sorta di variabile impazzita che preoccuperebbe chiunque: per conferma, basta dare un’ occhiata alla lezione che ieri Cagni ha proposto alla squadra riguardo al gioco offensivo dei veneti. Con un osservato speciale: Migliorini. E’ lui il pezzo più pregiato della battaglia navale di oggi. Che la Samp non può perdere: ma questo non bisogna dirlo ad alta voce. [Filippo Grimaldi – Gazzetta dello Sport]

Padova, 22 Ottobre 2000 – Serie B, 7ª giornata

Cittadella-Sampdoria 2-2

14′ Dionigi, 21′ Dionigi (assist Bonomi), 48′ Scarpa, 53′ Caverzan

Cittadella (3-3-1-3): Capecchi, Esposito (5′ St Cinetto), Zanon, Ottofaro, Giacomin, Migliorini, Mazzoleni, Caverzan, Scarpa, Baicu (18′ Cordone), Rimondini (11′ St Sturba). (22 Redaelli, 8 Filippi, 13 Turato, 23 De Poli). Allenatore: Glerean.

Sampdoria (4-4-2): Sereni, Sakic (9′ St Zivkovic), Grandoni, Conte, Polonia, Vasari, Vergassola, Marcolin, Bonomi (30′ St Jovicic), Flachi, Dionigi (16′ St Sanna). (22 Casazza, 6 Cucciari, 17 Stendardo, 27 Ficini). Allenatore: Cagni.

  • Arbitro: Soffritti Di Ferrara.
  • Angoli: 5-6 per la Sampdoria.
  • Recupero: 2′ e 3′.
  • Ammoniti: Sakic, Sturba, Ottofaro e Mazzoleni per gioco falloso.
  • Spettatori: 6.000.

Brutta cosa, la fame. La Samp decide di rompere subito il digiuno (316 minuti senza gol), lo fa con chi meno ti aspetti di vedere in campo, poi a stomaco pieno si rilassa, aspetta, si mette a guardare il Cittadella cambiare faccia e ritmo e rimontare con merito. Si ritrova con un pari che non fa una piega, addirittura abbondante, visto come sono andate le cose nel secondo tempo. Nel primo no, è una Samp discreta e precisa, che non sciupa un pallone, che sfrutta al massimo la voglia arretrata di Dionigi, alla vigilia dato in panchina se non in partenza.

E’ lui a sfiorare il gol due volte prima di segnarne due, è lui a tenere in ansia una difesa tutt’ altro che impeccabile. Come dimostra la cronaca degli episodi decisivi: cross di Bonomi da destra, tiro di Vasari dalla parte opposta, respinta corta di Capecchi, per il centravanti è una sciocchezza metter dentro; ancora Bonomi, la difesa è ferma (Zanon protesta per un fallo ai suoi danni), Dionigi no, vola via e batte il portiere in uscita. Venti minuti e la Samp sembra aver cancellato le sue paure.

Merito anche del Cittadella che in avanti corre poco e indietro sbanda troppo. Risultato: l’ avveniristico 3-3-1-3 diventa un’ innocua stravaganza tattica. Una sola occasione in 45 minuti, il gol di testa di Zanon annullato (giustamente) per fuorigioco di Mazzoleni: l’ arbitro chiede conferma al guardalinee Sebastianelli. Stop, il Cittadella si ferma qui. E sposito fatica su Dionigi, Giacomin e Mazzoleni non riescono a tenere le fasce, dove spadroneggiano Bonomi e Vasari.

Dopo l’ intervallo, cambia tutto. Il Cittadella di colpo ritrova il furore agonistico che invece la Samp ha lasciato negli spogliatoi. Anche qui venti minuti che fanno la differenza, con Caverzan che alza il ritmo e il tridente che finalmente si mette a pungere. Un’ occasione di Flachi, poi comincia lo show: angolo di Caverzan, colpo di testa di Scarpa con la difesa ferma: 1-2. Cross di Giacomin da destra che taglia l’ area, Caverzan solo (ma Sakic dov’ è?) tira al volo, anche se non benissimo. Il pallone s’ impenna davanti a Sereni e finisce dentro: 2-2.

Samp stordita. Cagni toglie Dionigi e mette Sanna, scegliendo la prudenza del 4-5-1. Ma non finisce qui, perché il peggio potrebbe ancora arrivare: è Sereni a salvarsi con due interventi straordinari, prima su colpo di testa di Sturba (18′), poi su tiro di Scarpa (23′). A questo punto, Glerean decide che potrebbe anche bastare e infoltisce il centrocampo, cambiando due terzi del tridente, ora formato da Sturba, Scarpa e Caverzan. Cagni torna al 4-4-2 con Jovicic al posto di Bonomi.

La Samp cerca di svegliarsi, anche se la lucidità del primo tempo è un ricordo. Vasari infila una lunga (e inutile) serie di cross per una testa che non c’ è più, quella di Dionigi. Flachi su punizione (40′ ) colpisce la parte alta della traversa, poi è lo stesso Vasari che sciupa sparacchiando al volo da una buona posizione. Pari giusto: il digiuno è finito, i problemi restano.

Gigi Cagni a fine partita è molto amareggiato e arrabbiato. Per l’ occasione perduta, secondo lui immeritatamente («Abbiamo perso due punti. È assurdo, abbiamo strameritato di vincere: non è da tutti creare quindici palle gol. Mi sbaglierò, in difetto però») e perché i suoi non l’ hanno ascoltato: «Sul 2-0, in spogliatoio, avevo messo in guardia i ragazzi dalla reazione del Cittadella, ma non mi hanno dato retta per la loro immaturità, non credo abbiano snobbato gli avversari, ma peccato di ingenuità».

Così Cagni spiega la defaillance che ha permesso ai padovani di rimontare: «Abbiamo avuto 15′ di black out e loro ci hanno punito». Glerean sorride: «Il carattere e il grande cuore ci indicano la strada, sapere di avere questa forza è un grande vantaggio». Un grazie anche al tifo: «E’ bello giocare davanti a tanta gente, speriamo che torni così numerosa». [Longhi Guglielmo – Gazzetta dello Sport]

Né vittima né eroe: «Non mi sono buttato giù di morale prima, figuriamoci se mi esalto adesso» ridacchia Davide Dionigi, due gol in sette minuti nella seconda gara da titolare in campionato, dopo quella del debutto, quasi due mesi fa a Marassi con la Ternana. Da allora, Cagni lo ha relegato stabilmente in panchina («a conti fatti, prima della gara con il Cittadella, avevo giocato all’ incirca due partite, sommando tutti gli spezzoni» ricorda).

«Ero tranquillo, anche perché nella passata stagione avevo fatto molto bene a Genova, pur essendo arrivato qui a gennaio (venne presentato il 27 dicembre durante la sosta e segnò poi otto gol senza neppure un rigore, ndr). Le perplessità di questo momento negativo stavano proprio qui: com’ era possibile che continuassi a rimanere fuori, mi domandavo, visto che a parte la prima giornata ero stato solo utilizzato in qualche occasione e partendo dalla panchina?».

In verità, è lui stesso a dare la prima risposta: «Ho pagato in particolare il dolore a una caviglia che è stato un tormento per due mesi. A volte quasi faticavo a camminare». Di qui a costruire un castello di presunte certezze sulla precarietà del suo rapporto con Cagni, il passo è stato breve. «Ma questo è un errore – puntualizza Dionigi – perché sul piano umano assicuro che non ci sono mai stati problemi, anche se ovviamente potevo non condividere la scelta di lasciarmi fuori».

Tutto vero: «Posso rimproverarmi solo un errore autentico contro l’Empoli. Passando i giorni, cresceva anche il rammarico per tante giornate mai vissute da protagonista, nonostante gli eccellenti risultati dell’ anno passato. La serie A ci è sfuggita per un soffio, ma il bilancio della stagione scorsa è stato comunque positivo». Intanto, però, fiorivano le voci (poi smentite dallo stesso attaccante) su un suo possibile trasferimento, che non si è concretizzato anche per la precisa volontà del d.s. Arnuzzo e del suo braccio destro Ronca di non svendere il giocatore.

«Il fatto di essere tornato in campo da titolare, per di più segnando subito due gol, mi dà grande carica – prosegue Dionigi -. Ho fatto molti sacrifici per tornare in forma: per un paio di settimane ho fatto persino il pendolare fra Genova e Torino, dove mi sono sottoposto a terapie specifiche per far scomparire in fretta l’ infiammazione alla caviglia. Ora va meglio». La speranza è che il futuro torni a sorridergli: «Comincio a capire Cagni e lui, mi sembra, inizia a capire me» dice soddisfatto Dionigi, che l’ anno scorso aveva dovuto lasciare Piacenza proprio per una difficile situazione ambientale.

«La Samp? Lo dico e lo ripeto. È forte, solida, motivata e può fare sicuramente bene. Forse in qualche occasione abbiamo peccato di ingenuità o di un calo di concentrazione. Dopo episodi come quello di domenica a Padova, si cercano spesso le cause fisiche o psicologiche. Io dico solo che se avessimo vinto contro il Cittadella, saremmo balzati al quinto posto in classifica. Le potenzialità ci sono tutte: basta azzeccare un paio di buoni risultati consecutivi». [Filippo Grimaldi – Gazzetta dello Sport] 

Partita successiva:

Serie B 2000/01: Sampdoria-Cagliari 2-1

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