Serie A 1990/91: Napoli-Sampdoria 1-4

Napoli, 18 novembre 1990 – Serie A, 9° giornata
Napoli-Sampdoria 1-4
40′ Incocciati, 41′ Vialli (assist Lombardo), 45′ Mancini (assist Vialli), 60′ Vialli (assist Mikhailichenko), 90′ Mancini (assist Lombardo)

NAPOLI: Galli, Ferrara, Francini (8′ Venturin), Crippa, Alemao, Baroni, Corradini, De Napoli, Careca, Maradona, Incocciati (65′ Silenzi). In panchina: Taglialatela, Renica, Zola. Allenatore: Bigon.

SAMPDORIA: Pagliuca, Lanna, Katanec (73′ Invernizzi), Pari, Vierchowod, Pellegrini, Mikhailichenko, Lombardo, Vialli, Mancini, Dossena (59′ Bonetti). In panchina: Nuciari, Calcagno, Branca. Allenatore: Boskov.

  • Arbitro: Magni.

Diciotto novembre 1990, stadio San Paolo. Il finale è 4-1 per la Sampdoria. Segna Incocciati, poi due doppiette. Di Vialli e Mancini, di chi se no? E quello è un gol speciale: Popeye Lombardo che vola sulla destra, uno scatto prolungato, il cross che taglia tutto il campo, scavalca Mikhailichenko al limite dell’area in posizione centrale, arriva dall’altra parte a Mancini che, in corsa, si coordina andando a caricare il tiro al volo. Forza, potenza, la perfezione del movimento che solo una classe sconfinata può dare. Lui lo racconta così: «Cross di Lombardo, io ho calciato al volo di destro. Bello, sì, uno dei miei gol più belli». Roberto Mancini ricorda, senza enfasi. Ma un po’ di enfasi non guasta. 

 

Un segnale che quella poteva essere, finalmente, la stagione giusta. Dopo il gol, la corsa verso la panchina e l’abbraccio a Boskov: «Quest’anno vinciamo lo scudetto». Roberto Mancini ricorda, e qui un filo di nostalgia affiora. «Be’, gol belli ne ho fatto. Quello lo metto sullo stesso piano del tacco nel derby contro la Roma. Ma le partite con il Napoli avevano qualcosa di speciale. C’erano tanti campioni, da una parte e dall’altra, non solo Diego: anche Alemao e Careca, per fare i nomi forse più importanti. Era bello giocarle, quelle sfide».

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/sport/2008/11/05/1101863952108-mancini-bellucci-cassano-possono-ripetere-mia-magia.shtml

Una sforbiciata di Mancini, il Napoli travolto: crepuscolo Maradona

di GIANLUCA D’ANGELO

Sono un ragazzo fortunato. Ho visto Maradona. E’ arrivato a Napoli quando avevo 9 anni e se ne andato quando ne avevo 16. Insomma, essere stato ragazzino a Napoli negli anni di Maradona, è stata una pacchia. Due scudetti, Coppa Italia, Supercoppa e Coppa Uefa. Anche due secondi posti e un’altra finale di Coppa Italia persa. Sempre in vetta, insomma, a respirare l’aria buona. Ho visto e vinto tutto quello che era possibile in quegli anni in Italia per una squadra che non aveva mai vinto nulla. Sono stato abbonato in curva A per tre anni dal 1988 al 1991, appunto. Perché poi quel pomeriggio di domenica 14 novembre 1990 si è chiuso un ciclo e io ho capito tutto della vita.
E’ strano perché il Napoli era la squadra campione in carica e Maradona era arrivato secondo al Mondiale. L’allenatore era lo stesso e la squadra pure. Però la sforbiciata in corsa di Roberto Mancini mi fece capire tutto della vita. La pacchia era finita.  La Sampdoria ci fece a pezzi. Aveva fame, noi no. Quella sforbiciata era solo mia, in quel momento. Perché si giocava solo la domenica pomeriggio. Non esistevano cellulari e social. Certe immagini te le portavi dentro e potevi atteggiarti e raccontarle a chi non c’era. E infatti in genere non cerco su youtube filmati del tempo. Me li porto dentro con gelosia e gratitudine. Quel pomeriggio capimmo tutto. Magari era il periodo dell’anno un po’ così. Abbastanza lontano sia dall’estate che dalle vacanze di Natale. Non lo so.
E infatti dopo pochi mesi la Sampdoria avrebbe vinto il suo primo, unico e storico scudetto. Il Napoli finì ottavo, insieme alla Juve più triste del secolo. Davanti a Roma e Lazio, certo. Ma dietro a Torino, Parma e Genoa. Un altro mondo rispetto al campionato precedente. E si chiudeva la storia del campionato più bello del mondo dove dal 1982 al 1991 ogni anno lo scudetto lo vinceva una squadra diversa. Un miracolo mai più visto. E io seppi quel giorno che si stava concludendo la mia storia d’amore con Diego anche se non avevo la più pallida idea dei problemi con la droga che lo avrebbero rovinato dopo poco. Ma non avevamo più molto da dirci ormai. La vita è così. A un certo punto ti senti sazio e basta. Lo senti quando qualcosa si rompe dentro. E forse c’entrava il casino che aveva combinato in occasione della semifinale mondiale a Napoli. E forse c’entrava pure il fatto che quasi si vantava ormai di non presentarsi più agli allenamenti. Sia io che lui avevamo lo sguardo stanco. E insomma non lo so. Forse era solo la crisi del settimo anno. Quel pomeriggio decisi anche che avrei smesso per sempre di pensare ad Arianna e perdere tempo a rincorrerla. Punto e basta. Pensai ai tifosi sampdoriani e feci loro i complimenti. Lasciai sereno lo stadio con mia sorella e mio padre e, in anticipo sui tempi e sulla moda, pensai come penso oggi che sarebbe stato un grave errore ritirare la maglia numero 10, privando i bambini di Napoli di un nuovo sogno d’amore che inizia e tanto poi finisce.
https://www.repubblica.it/dossier/sport/la-partita-della-vita/2019/09/25/news/una_sforbiciata_di_mancini_il_napoli_travolto_crepuscolo_maradona-236916768/

Classifica serie A – 9° giornata

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