Coppa Italia 2002/03: Genoa-Sampdoria 1-2

Genova, 3 settembre 2002 – Coppa Italia, 2° giornata girone 1

Genoa-Sampdoria 1-2

2′ Flachi, 56′ De Francesco, 58′ Bazzani

Genoa (4-4-2): Brivio, Malagò, Giacchetta, Rossini, Cvitanovic, Gabsi (Mihalcea), Bressan, Codrea, Bouzaiene, Carparelli, De Francesco. (16 Ferro, 21 Basso, 18 Scantamburlo, 5 Breda, 11 D’ Isanto, 15 Mhadhbi). Allenatore: Onofri.

Sampdoria (4-4-2): Turci, Sacchetti, Grandoni, Domizzi, Conte, Gasbarroni (52′ Bernini), Volpi, Palombo, Pedone, Flachi (74′ Colombo), Bazzani. (16 Casazza, 25 Sakic, 18 Zivkovic, 23 Bernini, 97 Valtolina, 7 Rabito). Allenatore: Novellino.
  • Arbitro: Bolognino di Milano
  • Angoli: 2-2
  • Ammoniti: Malagò, Conte, Palombo Giacchetta per gioco scorretto, Codrea per proteste.
  • Espulsi: 85′ Volpi e Rossini.
  • Spettatori: 35.000 circa;

Battaglia sotto l’ uragano

Ha vinto la Sampdoria, che non s’ imponeva in un derby dal 6 novembre 2000. Ha vinto la formazione favorita della vigilia, ma tanto di cappello anche al Genoa, che fino a quando ha avuto gambe, si è opposto alla pari. Quando ancora su Marassi non si era scatenato l’ uragano e il campo era asciutto, Sampdoria e Genoa si sono date battaglie, in una sfida equilibrata, per nulla condizionata dal colpo a freddo dei blucerchiati.

La squadra di Novellino è andata in vantaggio al 2′ , con la prima rete nelle stracittadine di Flachi: qualcuno poteva pensare che questo gol avrebbe pesato come un macigno su un Genoa già frastornato dai travagli societari e dai continui cambi in corsa dell’ organico ed invece la formazione di Onofri ha saputo riprendersi subito, conducendo quasi tutto il primo tempo all’ attacco e sfiorando il pareggio al 28′ con un tiro al volo di Bressan, finito a lato di un soffio.

Un bel Genoa, decisamente, con il suo tecnico che merita un monumento, per come riesce a tenere a galla una barca che per la sola società avrebbe già dovuto colare a picco da tempo. Come bella nel primo quarto d’ ora, quando ancora la palla corre sul prato senza pozzanghere, appare la Sampdoria, abilissima nel capitalizzare subito la sua presunta superiorità, grazie ad una mischia provocata da un corner di Volpi, proseguita con un colpo di testa di Bazzani e un tiro di Domizzi respinto da Brivio e chiusa con un colpo di testa di Flachi (secondo i genoani in sospetto fuorigioco) per depositare la palla nella porta vuota.

Non si può invece dare del bravo all’ arbitro Bolognino, da poco promosso internazionale. La tempesta si era abbattuta già da tempo su Marassi, gli ultimi minuti del primo tempo erano stati un inferno di acqua e fango, chiunque nell’ intervallo avrebbe scommesso su un rinvio, ma lui al rientro dagli spogliatoi si è ben guardato dal verificare la praticabilità del campo, dando il via immediatamente alle ostilità. Risultato: il primo tentativo di ripresa è durata diciotto secondi, giusto il tempo tecnico per constatare che andare avanti era impossibile e che almeno un’ iniziale sospensione era necessaria.

Poco male, sosterrà qualcuno, visto che il gioco dopo circa venticinque minuti è ripreso e la partita, ancorché falsata, è arrivata in fondo, ma la leggerezza di Bolognino poteva costare cara ai portafogli della gente. Perché con un secondo tempo iniziato, i biglietti non sono più validi. E per la replica si sarebbe dovuti di nuovo passare alla cassa, a meno di non far prevalere la proposta di Garrone (per la prima volta in tribuna con moglie al seguito) che aveva subito chiesto al Genoa (con assenso da parte di Blondet) di far valere lo stesso i tagliandi.

Discorsi cancellati dalla ripresa della sfida. Un incontro, è proprio la magia del derby, che è riuscito a farsi largo fra le pozzanghere e a dispensare subito nuove emozioni. Già al 6′ della ripresa c’ era un urlo furioso della Nord per un contatto fra Domizzi e Carparelli, non sanzionato da Bolognino con il rigore. Boato a cui faceva eco subito la Sud per un diagonale di Gasbarroni respinto da Brivio. Ma il vero concentrato di gioie e dolori si materializzava fra il 12′ e il 14′ .

Prima in paradiso si sentiva il Genoa, con lo splendido pareggio di De Francesco, arrivato a Genova in una storia di plusvalenze e in realtà ottimo giocatore. L’ attaccante sul cross da destra di Gabsi saltava più in alto di Grandoni ed era bravo a sorprendere Turci, incrociando di testa sul palo lontano. Delirio rossoblù subito però trasformato in inferno, per via del colpo di Bazzani, uno che spasimava per un gol ai rossoblù e che al sigillo ha aggiunto una prestazione da incorniciare (sottolineata anche dagli applausi di Vialli, al suo primo derby da spettatore in tribuna).

Nella sua rete c’ è però una bella fetta di responsabilità da parte di Brivio, che non è riuscito a trattenere la punizione di Flachi, con il risultato di farsi uccellare dall’ arrivo in corsa del panzer blucerchiato. Si parlava di magia del derby. Lo è anche quell’ applauso della Sud (la Nord, siamo sicuri, avrebbe fatto altrettanto) durante il primo tempo all’ uscita dal campo in barella del tifoso genoano caduto nel fossato. La partita è stata sospesa per sette minuti per favorire i soccorsi e in tutto quel periodo i dirimpettai in blucerchiato hanno seguito in silenzio, senza tifare.

In altre parti d’ Italia si sarebbero sentiti cori beceri, qui, come al solito, ha prevalso la civiltà, ammirata tra l’ altro, grazie alle telecamere di Telecittà, anche lontano da Genova. Dalle gradinate dovrebbero prendere esempio in molti. Chi, dai Distinti, ha lanciato l’ oggetto che allo scadere ha colpito il guardalinee. E chi, dopo l’ espulsione di Volpi e De Francesco, si è scagliato da una panchina all’ altra per farsi giustizia in proprio. Qualcuno (blucerchiato) avrà provocato ed è colpevole. Ma Onofri è l’ allenatore, molto bravo tra l’ altro. E non può lasciarsi andare così.

STEFANO ZAINO – Repubblica

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