Burgas, 21 Luglio 2007, ore 18 – Coppa Intertoto, 3° Turno (Andata)
Cerno More Varna-Sampdoria 0-1
43′ Lucchini (assist Caracciolo)
CHERNO MORE (4-5-1): Ilchev; Dzhorov, Tomash, Domakinov, Bachev; Georgiev (Manolov dal 39′ s. t.), Ricardo (Kostadinov dal 33′ s.t.), D. Da Silva, Dimov, Jovaldir (Andonov dal 28′ s.t.); Fabiano. (Kolev, Aleksandrov, Stoyanov, M. Da Silva). All. Spasov.
SAMPDORIA (3-4-2-1): L. Castellazzi; Lucchini (Campagnaro dal 2′ s.t.), Sala, Accardi; Maggio, Volpi, Palombo, Pieri; Koman (Ziegler dal 17′ s.t.), Bellucci; Caracciolo (Foti dal 47′ s.t.). (Mirante, C. Zenoni, Volta, D. Franceschini). All. Mazzarri.
- ARBITRO: Sandmoen (Svezia)
- Spettatori 5 mila circa. Ammoniti Koman, Bellucci, Palombo, Ziegler, Jovaldir e Andonov per gioco scorretto, Dzhorov per proteste, Accardi per comportamento non regolamentare. Angoli: 6-3.
Soffre e si batte in un ambiente difficile la Samp, ma alla fine i blucerchiati di Walter Mazzarri espugnano Burgas grazie ad un gol di Stefano Lucchini. Sabato il ritorno a Marassi. Lo aveva detto Walter Mazzarri, qualche giorno prima della trasferta a Burgas: «Non sarà una passeggiata, il Cherno More in questo momento corre più di noi e avrà dalla sua anche il calore del pubblico: ho già giocato in Bulgaria e lì si trovano sempre ambientini caldi… ». Due sospensioni da cinque minuti l’una – lancio di carta e di seggiolini rispettivamente all’inizio e alla fine del primo tempo -, due time-out anti caldo (e non è uno scherzo…) comandati dal direttore di gara a metà precisa delle due frazioni, il caldo (torrido) stesso e 7.000 tifosi bulgari indiavolati sugli spalti. Basta e avanza per dar ragione alla previsione di mister Mazzarri, uno che però di fronte alle difficoltà si carica e, soprattutto, carica la squadra.
Un gol d’oro. E allora ecco che la Samp esce dalla bolgia di Burgas con un 1-0 ricoperto d’oro, risultato pesantissimo considerata la partita di ritorno a Marassi, dove toccherà al Cherno More assaggiare voce e calore della Sud. Sul campo, si è visto un incontro non spettacolare, molto frammentario, il Doria ha controllato le folate dei padroni di casa, per colpire al momento giusto sugli sviluppi di un calcio piazzato.
Lucchini decisivo. E il gol partita arriva proprio da chi ti aspetti meno: non Bellucci, non Caracciolo, non capitan Volpi, ma Stefano Lucchini, l’ex empolese appena approdato alla Samp e subito schierato fra i titolari dal tecnico blucerchiato. Il numero 6 raccoglie sul secondo palo una punizione di Volpi spizzicata da Caracciolo e batte – con la deviazione di un difensore avversario – Ilchev per quello che sarà il punto decisivo. Siamo al 43’ del primo tempo. Prima del riposo, proprio Lucchini subirà un pestone alla caviglia destra (per lui trauma distorsivo-contusivo) e sarà costretto ad abbandonare il campo nei primissimi minuti della ripresa. Al suo posto, Campagnaro, reduce da un fastidio muscolare.
La ripresa. La ripresa si sviluppa sulla falsa riga dei primi 45’: il Cherno More prova ad offendere, la Samp controlla in maniera piuttosto ordinata. Mazzarri manda in campo al 18’ Ziegler per lo stanchissimo – e già ammonito – Koman, Spasov risponde solo al 35’ togliendo Ricardo Pires per Kostadinov, unico cambio dei celeste. La cronaca della seconda metà di gara recita un rigore chiesto dal Cherno More (4’, per fallo di mano in area), un mezzo miracolo di Castellazzi sulla girata di testa ravvicinata di Laurentino ed un’iniziativa solitaria di Ozhorov terminata di un soffio a lato. Ma è ancora la Samp ad avere l’occasione più nitida, di nuovo nei dieci minuti finali. Caracciolo va via in contropiede, salta due avversari e serve Bellucci: il numero 11 salta il portiere ma è troppo defilato e non riesce a concludere a rete. Sarebbe stato il colpo del definitivo ko, ma essere ingordi non porta buon consiglio e il 2-0 probabilmente sarebbe stato responso ingeneroso per il Cherno More. Meglio allora metter via quando raccolto e ragionare su un ritorno – sabato prossimo a Marassi – a questo punto più che abbordabile. Di fronte al proprio pubblico per la prima volta in questa stagione e, probabilmente, con un Vincenzo Montella in più.
sampdoria.it
All’aeroporto internazionale di Sofia hanno cominciato ad annunciare i ritardi, ma nessuno si muove. Cinquanta persone sono sparpagliate nell’ampio locale del Belle Vue Bar: riposano sulle seggiole col sedile di stoffa verde disseminate con i relativi tavolini in una maniera che le faccia apparire sparse lungo i sentieri di un mosaico. La vista sulla pista d’atterraggio offre un’idea di giardini pensili stile Hollywood. C’è chi si bagna le labbra con morbidi soft drinks, chi perde i propri pensieri in più ruvidi long drinks; dicono che qui facciano uno Screwdriver da urli, ma preferisco ripiegare sulla mia solita birretta. Le porte a vetri si aprono e chiudono di continuo, espellendo e risucchiando quegli spiriti gaudenti.
Mentre osservo la gente lungo il sentiero a parquet color nocciola, comincio ad accorgermi che tranne me non c’è in questo aeroporto alcun reduce dalla trasferta di Burgas, devo essere rimasto l’ultimo a prendere la via di casa. Ma dovevo goderlo fino in fondo questo ritorno in Europa del Doria e quello che ho appreso dal pellegrinaggio in Intertoto è del tutto rassicurante. Ne discorrevo stamattina con un turista britannico – dichiaratosi fan del Colchester United, squadra di serie B inglese – seduto accanto a me sul pullman di linea della compagnia Group che, partito alle nove dal Mar Nero, mi ha depositato davanti al Novotel Europa di Sofia alle tre del pomeriggio dopo aver attraversato trecento km di pianura bulgara, piuttosto lentamente, ma piacevolmente a dire il vero.
Per un po’, ieri pomeriggio, sono rimasto ad osservare la difesa, forse il reparto più criticato durante questa estate calda del calciomercato doriano: Lucchini, Accardi e, soprattutto, il tanto bistrattato Sala galoppavano giù in basso, lungo le gibbosità ondulate dello stadio del Naftex. Gli avanti avversari erano una mezza dozzina di animali imbizzarriti, senza fantini. Ognuno di loro aveva una piccola fiamma rossa negli occhi e una preoccupante tendenza a caricare a testa bassa. Ebbene, nonostante la pesantezza derivante dai pochi giorni di preparazione, i tre pilastri – e Campagnaro nella ripresa – non hanno mai perso la tramontana, tirando su un muro di almeno tre metri e mezzo che ricordava le pietre rosse e marroni del Connecticut, circondando Castellazzi con sicurezza e permettendo al portiere di esprimersi al meglio tanto nelle uscite quanto fra i pali. Si può obiettare la pochezza degli avversari, ma vi assicuro che il clima che si respirava a Burgas – e non mi riferisco solo a quello meteorologico – avrebbe messo in difficoltà molte, ma molte squadre. Ma non ha messo in difficoltà quella di Mazzarri e questo è senza dubbio un buon punto da cui cominciare.
Adesso il Mister è a mani piene: aveva lasciato Air Montella a Moena a faticare ben bene per trovar la condizione, a centinaia di chilometri da qui. Aveva nascosto le delizie del nuovo modulo in una nicchia segreta dei suoi pensieri: nel motore di questa nuova Sampdoria – il secondo tempo di Burgas l’ha dimostrato – c’è anche la possibilità di cambiare lo schieramento in corsa senza subirne i contraccolpi, quando le esigenze della partita lo richiedano. Si poteva frugare a lungo fra i pensieri di Mazzarri, ma l’entrata in campo di Ziegler per Koman ed il passaggio quasi automatico al 4-4-2 non si sarebbe potuto rintracciare facilmente. Segno di intelligenza, oltre che di pragmatismo. Aveva riferito al Capitano, nel segreto dello spogliatoio, quali fossero le sue intenzioni: Volpi non ha esitato a scrutarle attraverso gli occhi di lucite trasparente ed a metterle in pratica sul campo con la consueta abnegazione: niente da obiettare, è sempre Sergio il faro della squadra.
Davanti ai miei occhi ieri pomeriggio, si può dire che sia apparsa una prima idea della squadra che sarà: una grande casa a tre piani, di vera pietra. Avrà torri e torrette ed un mucchio di vetrate colorate. Dopo appena due settimane di preparazione non si poteva pretendere più di tanto ed infatti all’interno di questa grande casa in costruzione splendevano pochissime luci, soprattutto Volpi e Ziegler, ma anche Bellucci e Lucchini. Il resto verrà, se i presupposti sono questi…
Una voce in perfetto italiano annuncia l’imbarco per il volo AZ533 dell’Alitalia con destinazione Malpensa: raccolgo le mie cose e mi avvio verso il gate. Arrivato ad una ventina di metri dal cancello d’imbarco, ficco una mano nella sacca, dopo aver spalancato la zip, e tiro fuori la sciarpa dei Fedelissimi legandola al collo con un gesto rapido. Non posso fare a meno di andarmene dalla Bulgaria senza dichiarare a tutti i presenti il motivo per cui sono venuto.
Accidenti, è finita, si torna a casa, ma questa Sampdoria è già molto più solida di quello che poteva apparire a prima vista. Va bene, il 16 o il 30 agosto con tutta probabilità si riparte, destinazione incognita, come sempre con l’ansia dell’attesa di un sorteggio. Mi mancava, oh sì, se mi mancava… L’aereo si alza, lasciandosi alle spalle Sofia, mi tornano in mente i versi di una grande poetessa che in questa città è cresciuta, Blaga Dimitrova: “Nel fondo di questa notte la tenebra mi potrebbe soffocare, se accanto a me non ci fosse Lei: finestra aperta, illuminata da cui prendere il respiro”. Si adattano alla perfezione a questa Sampdoria viaggiatrice, che ci porta in giro insieme a Lei.
Arrivederci, Europa, si può andare lontano… Per cominciare, ci si rivede fra un mese…
Matteo Asquasciati su http://www.goal.com/it/Articolo.aspx?ContenutoId=360620
Azioni principali:
43° p.t. SAMPDORIA IN VANTAGGIO! GOL DI LUCCHINI! Tutto nasce da una punizione sul lato corto sinistro dell’area bulgara: Volpi mette in mezzo per la testa di Caracciolo che gira sul secondo palo, dove Lucchini è pronto, piattone destro (con deviazione di un avversario) e palla nel sacco per l’1-0 Samp!
17° s.t. Cross di Ozhorov, Laurentino gira di testa in area piccola ma trova un Castellazzi versione miracolo: grande parata del numero uno blucerchiato che salva la porta.
24° s.t. Iniziativa solitaria di Ozhorov, palla fuori di un soffio.
34° s.t. Contropiede Samp con Caracciolo e Bellucci, quest’ultimo salta anche il portiere ma non riesce a metter dentro.
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L’1-0 in terra bulgara è acqua passata da una mezz’oretta, ma nella sala stampa dell’impianto di Burgas, l’entusiasmo della truppa blucerchiata è alto. Tanto quanto la consapevolezza di non aver fatto che la metà di quel che si deve fare. Comincia Walter Mazzarri: «Sono soddisfatto – commenta il tecnico della Samp -, i ragazzi hanno disputato una buona partita, in un ambiente non facile. La squadra ha risposto come volevo e ha messo in campo ciò che avevo chiesto, portando a casa anche il risultato. Direi che, considerando la condizione generale del gruppo dopo quindici giorni di preparazione, va bene così.
Ora lavoreremo per affrontare al meglio la partita di ritorno». Chiaro e conciso invece, come è suo costume, capitan Volpi: «Il merito maggiore della Samp è stato rimanere compatta nel momento di difficoltà. Penso che abbiamo disputato una buona partita».
Così il match winner Stefano Lucchini: «Il gol? Nasce da uno schema che abbiamo provato in questi primi giorni di ritiro e naturalmente mi rende felice, anche perché non segnavo da un bel po’. Ma la notizia migliore è sicuramente il successo della squadra, su un campo difficilissimo. L’infortunio alla caviglia (Lucchini è uscito al 2’ della ripresa per un pestone rimediato nel primo tempo ndr) ? Va già meglio, spero di recuperare in fretta».
Chiude saracinesca e giro di opinioni Luca Castellazzi: «Penso che oggi la Samp abbia ottenuto un risultato pesante, ora siamo in condizione di affrontare il ritorno in maniera più serena e credo che le possibilità dicano a nostro favore. Ho fatto parate decisive? Mi è andata bene, in certi momenti c’è bisogno di estrarre un intervento importante e fortunatamente mi sono fatto trovare pronto, le gambe non giravano al meglio e subire gol sarebbe stato pericoloso». Invece ci ha pensato Luca.
Parte col gol e parte dal gol, Stefano Lucchini. Che non segnava da una vita, eppure si è tolto il lusso di mettere lo zampino in una vittoria pesante davvero: «E’ stato bellissimo – gongola felice a fine gara, in sala stampa -, era parecchio che non la mettevo dentro ed avercela fatta alla prima con la mia nuova squadra mi riempie di gioia. La deviazione di Dimov? Io ho cercato la porta, secondo me entrava lo stesso…». Giusto, il gol va difeso. Però va anche spiegato, perché c’è del lavoro dietro: «Già, è uno degli schemi che il mister ci ha fatto provare a Moena. Motivo in più per festeggiare, no?».
Ha retto bene, la Samp. Molto più di quanto non si temesse: «La paura in effetti era quella – riprende Stefano -, invece non siamo crollati e anche se loro erano chiaramente più avanti nella preparazione abbiamo tenuto il confronto: nel finale provavamo anche a ripartire in contropiede… La verità è che siamo un grande gruppo, anche se lavoriamo insieme da poco: ci sacrifichiamo l’uno per l’altro, giochiamo pensando al bene della squadra: ecco come è arrivato questo risultato».
Unica nota stonata, l’infortunio che l’ha tolto di mezzo a inizio ripresa. Però Lucchini non si spaventa, anzi: «Ho anticipato un avversario e purtroppo la caviglia mi è rimasta sotto, ma credo sia solo una distorsione. E’ la stessa che mi ero infortunato sul finire della scorsa stagione, ma questa volta è una cosa molto meno grave… Adesso l’abbiamo bloccata, in settimana vedremo cosa fare: ma penso proprio che in qualche giorno possa già andare tutto a posto».
Il capitano è sempre il capitano: calmo e pacato davanti a un microfono, deciso e ordinato in mezzo al campo. E la Samp, intorno a Sergio Volpi, piace già: «Lavoriamo bene, il segreto è tutto qua – racconta, soddisfatto, prima di lasciare Burgas -. C’è un allenatore nuovo che sta cercando di insegnarci a giocare come vuole lui, noi vogliamo capire le sue idee e ci impegniamo per questo: come prima partita vera, beh, direi che abbiamo risposto bene alle sue richieste».
Ha saputo metterci intelligenza e cuore, la Samp. Schiacciata da una parte da un caldo opprimente («Che ci ha condizionato, era inevitabile») e dall’altra dalla voglia del Cherno More di recuperare lo svantaggio, ha retto il doppio confronto senza andare in bambola: «Siamo stati bravi a rimanere uniti, compatti – spiega Volpi -, è così che abbiamo tenuto il risultato. Loro ci hanno messo in difficoltà, è vero: un po’ in contropiede, un po’ con palle inattive e lanci lunghi: eppure siamo sempre stati in grado di ribattere colpo su colpo, di ripartire.
Una parata per non far deragliare una storia che filava via liscia, sui binari ideali: colpo di testa di Fabiano, rimasto solo nell’area piccola, e deviazione d’istinto a spazzar via il problema. Così Luca Castellazzi ha messo la sua firma nella vittoria della Samp, ripagando coi fatti – era il suo obiettivo – la fiducia di Walter Mazzarri. «Sì, è stato un bell’intervento – sorride lui, soddisfatto -. Più che altro era il momento peggiore per prender gol, visto che le gambe cominciavano a non girare più…».
La Samp vince in Bulgaria, dunque. Vittoria di misura, d’accordo, e qualificazione ancora da chiudere, ma onestamente pretendere di più era difficile: «Non l’abbiamo ancora messa in cassaforte, ma di certo venire qui e vincere era quanto di meglio potessimo sperare», conferma Castellazzi. Che però, allo stesso tempo, non abbassa la guardia in vista del ritorno: «Partiamo da un ottimo risultato, ma il Cherno More a Genova giocherà il tutto per tutto. Starà a noi preparare questa sfida al meglio, con attenzione, con la consapevolezza di essere più forti e allo stesso tempo qualche minuto in più di autonomia… La cosa importante è che si rema tutti insieme nella stessa direzione, che tutti quanti ci abbiamo messo il cuore e la stessa voglia di portare a casa il risultato: è fondamentale giocare sempre in 14, con i ragazzi che entrano subito pronti a dare una mano come ha fatto chi sta uscendo».
L’ha detto anche Mazzarri: questa squadra lo segue. «E’ vero, la Samp mi è piaciuta – aggiunge e chiude Luca -. Gli automatismi verranno, ma come primo test non c’è male: il tempo è dalla nostra, vedrete che cresceremo sempre più».